Il metodo Martinotti-Charmat, oggi chiamato semplicemente Metodo Charmat, viene universalmente considerato come una innovazione rivoluzionaria nel mondo dei vini Frizzanti e Spumanti. Nel lontano 1895 Federico Martinotti brevettò il metodo, mentre Eugéne Charmat, nel 1910, costruì e ovviamente brevettò le attrezzature necessarie.

Ci vorranno ancora molti anni per far diventare popolare questo metodo, almeno fino al secondo dopoguerra, quando alcune aziende italiane iniziarono a dotarsi dei nuovi recipienti in acciaio a tenuta di pressione chiamati autoclavi In Emilia Romagna il metodo Charmat fu introdotto da Chiarli negli anni ‘50 del secolo scorso. Fino ad allora la produzione di vini Frizzanti e Spumanti era essenzialmente affidata al metodo classico o alla fermentazione in bottiglia, quello che oggi definiamo “metodo ancestrale”.

Il metodo standard - 1

Il processo Charmat prevede che il mosto subisca una prima fermentazione trasformandosi in vino base. A questo viene aggiunto una percentuale di zuccheri in quantità differente a seconda del prodotto finale che si vuole ottenere (livello di pressione e stile secco, amabile, dolce etc.). Nel caso di vini frizzanti gli zuccheri utilizzati possono derivare solo da mosto di vino. Il blend ottenuto viene trasferito in una autoclave per svolgere la seconda fermentazione o presa di spuma. L’autoclave consiste in un serbatoio a tenuta di pressione dotato di un sistema di riscaldamento e refrigerazione che consente la gestione della fermentazione.

Il metodo standard - 2

Aumentando la temperatura i lieviti presenti nel blend iniziano a nutrirsi degli zuccheri producendo alcool e anidride carbonica, un gas naturale che imprigionato nel serbatoio a tenuta di pressione si lega al vino creando le bollicine. Diminuendo la temperatura si arresta il processo fermentativo fissando lo stile di prodotto finale che si desidera avere. Dopo un periodo di stabilizzazione a bassa temperatura e una successiva filtrazione il vino viene trasferito in bottiglia.
La minore durata del processo e la possibilità di “gestire” a piacimento la fermentazione fa sì che con il metodo Charmat, diversamente dal metodo Classico, si ottengono vini ricchi di aromi e fragranze, pieni e polposi seppur non troppo strutturati, avvolgenti e sempre piacevolmente freschi e fruttati.

Il nostro metodo - 1

I vini dell’Emilia ed il Lambrusco hanno caratteristiche del tutto peculiari ed invidiabili. Si presentano con profumi, aromi e freschezze uniche che li rendono estremamente piacevoli e apprezzati. Allo stesso tempo hanno una struttura molto fragile causa lo scarso contenuto di tannini e in generale di sostanze antiossidanti quindi non sono adatti ad essere invecchiati.
Chiarli, grazie alla sua esperienza di oltre 150 anni, ha sviluppato un processo di produzione che da un lato riesce a enfatizzare al meglio le caratteristiche uniche e positive dei nostri vini e dall’altro consente di conservarli al massimo livello qualitativo per un periodo di tempo superiore a quello normalmente previsto per queste varietà. 

 

Il nostro metodo - 2

Il processo messo a punto e realizzato nella cantine Chiarli si fonda su uno schema molto semplice ed essenziale ma che richiede grande competenza: le uve vengono trasferite e pigiate subito dopo la raccolta, il mosto/succo d’uva ottenuto viene immediatamente refrigerato e immesso in serbatoi frigoriferi perché possa essere conservato con tutti i suoi zuccheri naturali senza subire alcun trattamento. La spumantizzazione avviene poi tramite una sola fermentazione effettuata direttamente in autoclave utilizzando quindi solo mosto integro. Infine l’imbottigliamento si svolte in totale sterilità, anch’esso a bassissima temperatura e con l’utilizzo di attrezzature che garantiscono una ottimale conservazione del vino in bottiglia.
Così dalla cantine Chiarli escono vini che mantengono nel tempo la freschezza, i profumi e la ricchezza di aromi esaltando le specificità e le caratteristiche di ogni singola varietà di uva.