Dal 1964 i figli di Giorgio, Mauro e Anselmo, ormai la quarta generazione, vengono coinvolti nella guida dell’azienda. Siamo alla vigilia di grandi cambiamenti di mercato: il vino italiano conquista i mercati esteri, vengono disegnate e regolamentate le denominazioni e nel 1970 nascono le tre DOC dei Lambruschi Modenesi (Sorbara, Grasparossa e Salamino di S. Croce). I due fratelli iniziano un piano di riorganizzazione aziendale. Mauro si interessa alle Aziende Agricole di famiglia attraverso ricollocamenti dei vigneti nelle zone di maggior pregio e operando una attenta selezione clonale che poi risulterà fondamentale per la qualità dei vini top di gamma della Cleto Chiarli. Anselmo si prende cura della Cantina ammodernando la struttura ed impianti per affrontare le sfide commerciali sui mercati mondiali.

Ricordiamoci che gli anni 70, con l'istituzione delle regioni e le felici intuizioni di grandi personaggi, come Veronelli, Soldati, Buonassisi, Carnacina, Brera, sono stati il punto di partenza per la narrazione dell'enogastronomia regionale italiana e per uno sviluppo del gusto che continua ancora oggi.

Negli anni 70 la Cantina Chiarli, sull’onda del successo del Lambrusco, allarga la sua produzione fino a raddoppiare il numero di bottiglie vendute. Il mercato diventa molto competitivo e molto spesso ci si imbatte in Lambruschi dalla qualità discutibile. La Chiarli, diversamente da altre aziende e anche a costo di rinunciare ad importanti opportunità commerciali, resta fedele all’idea di Cleto, il fondatore: il vino deve essere sempre una tipica espressione del territorio e deve essere prodotto senza compromessi. È una strategia premiante visto che la produzione arriva a quasi 20 milioni di bottiglie delle quali il 50% è rappresentata da Lambrusco DOC.

1990